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“Cronache di un piccolo cristiano” di Guido Mocellin. Le tante storie di cristiani che vivono la loro fede con semplicità e generosità

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7 Febbraio 2024
“Cronache di un piccolo cristiano” di Guido Mocellin. Le tante storie di cristiani che vivono la loro fede con semplicità e generosità

Il libro di Guido Mocellin “Cronache di un piccolo cristiano” (San Paolo Edizioni) ospita 78 storie, ma i «piccoli cristiani» che ne sono protagonisti sono assai di più. Li potremmo qualificare in molti modi: cristiani comuni, feriali, poveri, della porta accanto… Nella prefazione Giovanni Ferrò (caporedattore delle riviste Jesus e Credere, dove sono apparsi per la prima volta) parla di loro come dei «signor nessuno», «persone normali e sconosciute» delle quali generalmente non sappiamo come «si immaginano Dio», come lo pregano, come «cercano ogni giorno di conformare la loro vita quotidiana ai precetti della propria fede».

Non hanno «ruoli decisivi nella Chiesa e non compiono gesti eclatanti. Ma non per questo sono “persone” meno vere, né valgono meno di altri». La loro piccolezza talvolta fa sorridere. Come quando organizzano una preghiera in famiglia senza fare i conti con l’irrequietezza dei più piccoli e le abitudini dei più maturi. Talvolta fa pensare, come quando non trovano di meglio, per prepararsi alla Pasqua, che rivedere un vecchio musical a soggetto religioso.

Talvolta stringe il cuore, come quando si preparano alla morte chiedendo a chi fa loro visita una preghiera e promettendo che, «dopo», faranno altrettanto per lui. Alcuni di loro sono presbiteri, alle prese con assemblee liturgiche e con comunità parrocchiali di varia umanità.

Altri ancora sono religiose e religiosi, con il cuore nella preghiera, nell’apostolato o nella missione «ad gentes». Per buona parte sono laici: ragazzi, sposi, genitori, single… e non pochi sono anziani, legati alle devozioni apprese da bambini ma anche capaci di trasmetterne la sostanza più viva ai nipoti. Tutti sembrano patire una solitudine nella fede che la comunità non basta a colmare. Il lettore potrebbe chiedersi quanto, in questi piccoli cristiani, c’è di realtà e quanto di fantasia. Probabilmente l’autore risponderebbe che alla base ci sono vissuti personali, ricordi, incontri, confidenze ricevute (di mestiere è pur sempre un giornalista, sia pure di cose ecclesiali), e che il resto l’ha fatto la sua immaginazione.

Di sicuro lo sguardo che egli posa su di loro è affettuoso, indulgente, talvolta complice, mai giudicante. Si capisce che anche lui, come cristiano, si sente piuttosto piccolo.

 

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