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D’Achille (Accademia della Crusca): “La lingua italiana è in discreta salute anche se un po’ impoverita da internet”

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17 Maggio 2023
D’Achille (Accademia della Crusca): “La lingua italiana è in discreta salute anche se un po’ impoverita da internet”

Fonte: Sir

 

Al termine dei tre mandati previsti dallo Statuto, il professor Claudio Marazzini ha lasciato l’incarico di presidente dell’Accademia della Crusca che ricopriva dal 2014 ed è stato nominato presidente onorario. Nuovo presidente dell’Accademia è stato eletto Paolo D’Achille, fino a oggi vicepresidente.

Professor D’Achille, di che cosa si è occupato in particolare durante la sua vicepresidenza dell’Accademia della Crusca?
Sono stato in carica come vicepresidente per meno di un anno. Ho sostituito il presidente Marazzini in alcune occasioni e svolto in sua vece i normali compiti amministrativi. Per il resto, ho continuato a svolgere il mio compito di responsabile del Servizio di consulenza linguistica dell’Accademia, dando il mio imprimatur alle risposte e alle schede neologiche predisposte dalla redazione. Ho presentato il volume mondadoriano “Giusto, sbagliato, dipende”, che ho curato con Marco Biffi; ho partecipato alla terza tornata di quest’anno, in cui è stato presentato un progetto sul purismo di una collega che insegna all’Università di Tubinga; ho tenuto la prima lettura di Dante in presenza presso la Società dantesca italiana; insieme all’attuale vicepresidente Rita Librandi, ho predisposto un tema del mese sul sito dell’Accademia.

Qual è a suo giudizio il ruolo attuale della Crusca nel panorama accademico e culturale?
La Crusca potrebbe avere un grande ruolo: oltre a essere custode della tradizione linguistico-letteraria italiana (attraverso la Biblioteca, l’Archivio, ecc.), si occupa anche della lingua di oggi; tra gli accademici ordinari e gli accademici corrispondenti italiani ed esteri annovera studiosi e studiose di primissimo piano; c’è poi una équipe di giovani che lavorano su vari progetti (il già ricordato Servizio di consulenza linguistica, il “Vocabolario dantesco”, il “Vocabolario della marina”, tanti altri settori). Collaboriamo con altre accademie italiane ed europee, con molti atenei e centri di ricerca e col mondo della scuola. Rispondiamo sempre positivamente alle richieste che vengono dalla società civile e dagli ordini professionali (corsi per giornalisti, magistrati, ecc.) e dalle istituzioni (collaboriamo col ministero degli Esteri per la Settimana della lingua italiana del mondo e con il ministero dell’Istruzione per i Campionati di italiano). Su certi temi, probabilmente, potremmo fare ancora di più.

Quali sono i punti salienti del suo programma? Anche in merito al rapporto con scuole, università, istituzioni…
Non ho presentato un programma perché la tradizione accademica non prevede che ci siano candidature e programmi.

Posso però dire che, in continuità con tutti i miei predecessori, cercherò di rafforzare e ampliare i rapporti che già esistono, i progetti che sono già partiti; spero di poter proporre anche ricerche su campi meno battuti e di coinvolgere più spesso l’intero corpo degli accademici alle iniziative che via via intraprenderemo.

Come giudica lo stato di salute della lingua italiana oggi?
In generale, abbastanza buono: l’italiano è ormai madrelingua per la maggior parte della popolazione (che in passato, invece, nasceva dialettofona), compresi i figli di immigrati ormai stabilizzati nel nostro paese (i cosiddetti “nuovi italiani”). Abbastanza soddisfacente (anche in rapporto alle limitate risorse) lo studio dell’italiano all’estero. Però i dislivelli di competenze linguistiche presso i giovani aumentano, in rapporto alle diverse classi sociali e la scuola sta un po’ perdendo il suo ruolo di “ascensore sociale”, forse anche perché lo studio della lingua e della letteratura italiana non è più considerato centrale. Si sta poi allargando la forbice tra la lingua di oggi e la lingua del passato, della tradizione letteraria che fa capo a Dante; è necessario un maggior dialogo intergenerazionale e bisogna che l’insegnamento/apprendimento della lingua (anche nelle sue strutture grammaticali) e della letteratura italiana, adeguatamente rinnovato, sia più gratificante per docenti e discenti.

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