Foto del bimbo il primo giorno di scuola o mentre mangia, dorme, svolge attività divertenti in casa. Per tanti genitori condividere sui social media le foto dei propri figli è un’abitudine consolidata, talvolta accompagnata dall’aggiunta di dettagli quali il nome del piccolo, la sua età e dove vive. A fare il punto su questo fenomeno è ora uno studio già disponibile online ed in via di pubblicazione, sulla rivista Journal of Pediatrics, dell’European Pediatrics Association, di cui è primo autore Pietro Ferrara, responsabile del Gruppo di studio per i diritti del bambino della Sip-Società italiana di pediatria.

“I pediatri sono figure centrali per sensibilizzare i genitori sui pericoli associati alla condivisione online. Per proteggere la privacy dei bambini, alle famiglie può essere spiegato quali siano le possibili strategie difensive. È importante supportare le mamme e i papà, bilanciando la naturale inclinazione a condividere con orgoglio i progressi dei figli con l’informazione sui rischi connessi alla pratica dello sharenting”, afferma la presidente Sip, Annamaria Staiano.

E dalla Sip arrivano anche i suggerimenti per i genitori, per garantire a loro e ai ragazzi un ambiente digitale sicuro. Innanzitutto, “essere consapevoli che lo sharenting è una pratica sempre più diffusa, ma non per questo bisogna sottovalutarne i potenziali pericoli. Condividere immagini, video e qualsiasi tipo di contenuto che abbia come protagonisti i bambini significa, infatti, costruire il ‘dossier digitale’ di un bambino senza il suo consenso e senza che lui ne sia a conoscenza”.
Poi, “la condivisione sui social media di materiali e informazioni riguardanti i propri figli deve prevedere una certa cautela e, in molte occasioni, l’anonimato, perché quanto condiviso in maniera dettagliata e personale, come la localizzazione o il nome completo, potrebbe esporre pericolosamente i bambini ad una serie di rischi, primo fra tutti il furto di identità”.

Un ulteriore avvertimento: “Non condividere immagini dei propri figli in qualsiasi stato di nudità. Queste immagini dovrebbero rimanere sempre private per il rischio potenziale che possano essere impropriamente utilizzate da altri”. Sarebbe anche necessario “attivare notifiche che avvisino i genitori quando il nome dei loro figli appare nei motori di ricerca”. Infine, “rispettare il consenso e il diritto alla privacy dei minorenni, quindi familiarizzare con la policy relativa alla privacy dei siti sui quali si condividono contenuti. L’articolo 31 della Costituzione ‘protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo’ e la Convenzione internazionale su diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sottolinea come debba necessariamente essere data preminenza agli interessi e alla dignità del minorenne”.