Tutorial

Può una parrocchia rinunciare a Google? Perché sì, perché no…

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10 Aprile 2019
Può una parrocchia rinunciare a Google? Perché sì, perché no…

Google è da molti anni è il riferimento della navigazione in Internet. Non è solo un motore di ricerca ma un ecosistema di diversi prodotti e soluzioni che coinvolgono l’utente e ne indirizzano il comportamento. Sono tante ad esempio le parrocchie che utilizzano Gmail, per la loro posta elettronica che consente di distribuire – nella versione a pagamento – caselle con il proprio dominio anche ad altri utenti o Google Calendar, che permette di creare e gestire calendari condivisi tra più utenti, con funzioni avanzate utili ad organizzare riunioni ed incontri.

Google Maps è il servizio di mappe avanzate che ha cambiato lo standard per ricercare i luoghi fisici (aziende, istituzioni, chiese, percorsi) che gli utenti esplorano, grazie agli strumenti digitali, prima di recarvisi.

Con My Business (strumento fondamentale di promozione dei luoghi) le parrocchie possono gestire al meglio non solo le informazioni di base e quelle aggiuntive come orari di apertura, orari delle Sante Messe o annunci veloci e immediatamente visibili nei risultati di ricerca.

Questo lo abbiamo già spiegato in un altro tutorial di Weca.

Quello che appare meno utilizzato invece è lo strumento Tour Creator, con cui è possibile creare esplorazioni virtuali di chiese e luoghi sacri in modo efficace e coinvolgente, infatti l’utente può creare un Tour usando l’enorme database di immagini di Street View, oppure le foto a 360 gradi scattate con il telefonino, realizzando contenuti in realtà virtuale senza bisogno di imparare strumenti complicati e con la possibilità di usare Poly”, la libreria di Google per i contenuti tridimensionali. A quel punto, il tour sarà fruibile anche con visore Google Cardboard o strumenti simili per osservare il contenuto in realtà virtuale (VR).

Fin qui ci sono i motivi per cui NON possiamo ignorare i servizi. Google.

Google consente anche di leggere, condividere e modificare documenti elettronici (Google Docs), di generare moduli di iscrizione (Google Form), di comunicare con uno strumento dedicato in audio e video connettendo più persone contemporaneamente (Google Hangout). Gli strumenti della grande G consentono anche di generare app (Google App Maker), di tener conto delle visite ai propri siti e del comportamento utenti (Google Analytics), di archiviare in remoto una gran mole di dati (Google Drive), di organizzare album fotografici (Google Photos) e gestire video su Youtube.

Come mai servizi così performanti sono del tutto gratuiti o hanno costi irrisori?
Questa è l’altra faccia della medaglia: noi forniamo a Google una gran mole di dati personali, potete verificarne parte dell’entità e dei permessi, ad esempio, tramite gli indirizzi indicati in sovraimpressione e nei commenti di questo video

https://adssettings.google.com/authenticated

https://myaccount.google.com/permissions?pli=1
https://takeout.google.com/settings/takeout?pli=1
https://www.youtube.com/feed/history/search_history

È chiaro che possiamo imparare a proteggere il più possibile i dati sensibili della comunità parrocchiale o possiamo scegliere di ignorare la seconda parte di servizi che vi abbiamo illustrato a favore di un maggiore rispetto della privacy.

Testi:
Filippo Andreacchio
Marco Sanavio

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