Ti propongo un esperimento. Chiudi gli occhi. O tienili pure aperti, non è importante.
Pensa alla prima volta che hai potuto disporre di un accesso Internet tutto tuo. Non dal computer di una biblioteca, non dalla casa di un amico. Pensa – se hai più di trent’anni ormai – ai suoni del tuo primo modem appena collegato al tuo computer di casa.
Ecco. Ti ricordi la scena? Pensa a quello che hai fatto. Pensa al primo sito che hai visitato, magari con un po’ di emozione. Ecco. Scommetto che in quel momento avrai aperto, o avrai addirittura creato con Libero, Virgilio o Hotmail la tua prima casella di posta.
Già. Perché – molto di più che al giorno d’oggi – era la posta elettronica la grande porta di accesso alla rete. Quando ci si doveva connettere solo per pochi minuti – perché se no la linea del telefono era occupata… che ricordi – era quella posta elettronica, da scaricare, leggere e alla quale rispondere una delle principali funzioni di Internet.
Ad oggi la posta elettronica svolge tutta un’altra funzione. Se prima era normale scrivere mail agli amici, oggi usiamo per di più WhatsApp o Facebook. La posta elettronica però conserva un ruolo cruciale nel mondo del lavoro e nei settori più “impegnati” della nostra quotidianità.
Ecco perché, rispetto ad un tempo le newsletter – ovvero l’invio automatizzato di uno stesso messaggio a un indirizzario di caselle mail – hanno decisamente perso la potenza che avevano.
Chissà quante newsletter ricevi ogni giorno. E chissà quante di queste leggi effettivamente. Se utilizzi servizi di mail come Gmail, ad esempio, troverai queste comunicazioni in liste secondarie da ignorare più facilmente.
Forse sei uno di quelli che ignora e cancella tutte le newsletter senza neanche aprirle. O forse sei uno di quelli che invece è affezionato ad alcune – selezionate newsletter – tanto da prenderti la briga di fermarti, leggerle, aprire i collegamenti.
Dopo tutta questa premessa, la domanda che ci poniamo è: ha senso, ad oggi, per una parrocchia, un’istituzione religiosa o un’associazione puntare su una newsletter?
La risposta è: dipende.
Se la nostra idea di newsletter è la newsletter di quindici anni fa, lunghissima, ricca di contenuti tutti presenti nel testo come una sorta di testata a sé stante la risposta è un forte no.
Se invece per noi la newsletter è uno strumento agile, intelligente, asciutta, dotata di un impatto visivo chiaro ed essenziale e pensata all’interno di una strategia di comunicazione varia ed integrata, la nostra risposta è un convintissimo sì.
Ma come deve essere la newsletter oggi?
Di seguito alcuni consigli – o meglio, provocazioni – per una buona newsletter.
Consiglio numero uno. Parti dall’oggetto
Considera che per quanto sforzo ci metterai, una notevole percentuale delle persone che riceverà la tua newsletter non la aprirà nemmeno, ma si limiterà a leggere l’oggetto.
Ecco perché non puoi perdere anche questa piccola occasione di contatto scrivendo nell’oggetto “Newsletter numero X”.
L’oggetto della mail è il testo più importante di tutto il messaggio. Usalo bene. Scegli un oggetto accattivante, informativo, conciso e “colpisci” con quello.
Consiglio numero due. “Disegnala bene”
Esattamente come la prima pagina di un giornale, quando si apre una newsletter si guarda ai titoli, ai paragrafi, alla disposizione dei testi. Ecco perché è importante condensare le informazioni più importanti in modo intelligente. Proprio come il direttore di un giornale “disegna” la sua prima pagina, così puoi architettare la tua mail perché il messaggio arrivi.
Consiglio numero tre. “Di’ poche cose” DÌ POCHE COSE
Non voler mettere dentro tutto. Limitati a pochi punti, o fermati ad un punto soltanto, come la scadenza di un evento o la comunicazione di un messaggio importante per la vita della tua parrocchia. Mettere troppe cose dentro alla newsletter significherà, di fatto, oscurare alcune delle notizie che ti sarai preso la briga di riportare.
Consiglio numero quattro. “Non scrivere tutto, linka”
Se una volta poteva aver senso considerare la newsletter come un prodotto a sé stante, oggi, con i dispositivi sempre connessi, è un’operazione piuttosto inutile. Limitati a pochissime parole. Per il resto, linka al sito. Considera la newsletter come una propaggine del tuo sito, e, in second’ordine, dei tuoi social.
Consiglio numero cinque. “Dì meno ma più spesso” DÌ MENO MA PIÙ SPESSO
Troppe cose da dire e poco spazio per dirle? Manda newsletter sempre più stringate ma fallo più spesso, anche settimanalmente. Meglio una newsletter settimanale con un punto chiaro, preciso e sintetico alla volta che una newsletter mensile con quattro punti diversi. In questo caso potrai anche giocare sul titolo in oggetto, chiamato di volta in volta a dare un messaggio diverso.
Consiglio numero sei. “Alterna”
Un evento, una riflessione, un link alle foto di una rassegna, il ricordo di una scadenza. Non essere monotono. Varia gli argomenti dei tuoi messaggi il più possibile. L’originalità, e diciamo, anche l’imprevedibilità dei tuoi messaggi darà alla gente un motivo in più per leggerli.
Consiglio numero sette, il più importante: “Chiedi il permesso”
Rispetto agli esordi “selvaggi” del web, oggi la legge è sempre più chiara. E il GDPR, il regolamento europeo per la privacy, non lascia spazio a dubbi. Chiedi sempre il permesso prima di mandare le tue comunicazioni. Non usare liste di mail raccattate chissà dove, ma costruisci il tuo indirizzario chiedendo esplicitamente il permesso agli utenti. Puoi farlo nel sito, puoi farlo in parrocchia quando chiedi i dati indicando chiaramente il loro trattamento. Offri sempre ai tuoi contatti la possibilità di disiscriversi automaticamente, una funzione che tutti i software per newsletter, da Mailchimp fino alle estensioni per siti WordPress, garantiscono.
Che dire, in conclusione? La newsletter, come strumento di comunicazione, è destinata a tenerci compagnia ancora a lungo. Per quanto ci riguarda il nostro consiglio è sempre quello di utilizzarla al meglio.
Testi: Andrea Canton