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La rete: come viverla

12 Maggio 2014
La Rete: luogo di regole

«La Rete non è una giungla, come spesso siamo portati a credere, è vero che può essere difficile individuare i responsabili degli illeciti su Internet, ma le norme esistono e vengono applicate. Chi commette un reato, anche su Internet, è soggetto alle ordinarie norme del diritto penale». Così l’avvocato Carlo Acquaviva, collaboratore dell’Ufficio nazionale per i problemi giuridici della Conferenza Episcopale Italiana, ha aperto lunedì 12 maggio il sesto incontro di formazione a distanza dell’associazione WebCattolici del percorso “La Rete: come viverla?” dedicato ai temi legali, che si è avvalso anche del prezioso contributo di Mauro Berti, Sovrintendente della Polizia di Stato, Responsabile dell’Ufficio Indagini Pedofilia del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni per il Trentino Alto Adige di Trento e di Gianluca Bentivegna, IDS&Unitelm, esperto di sicurezza e trattamento dei dati personali.

L’incontro “La Rete: luogo di regole”, chiesto a gran voce da soci e simpatizzanti dell’associazione WebCattolici per districarsi sugli aspetti normativi legati al web, resterà a disposizione su Youtube come utile sintesi di una vasta ridda di questioni: diffamazione, rispetto della privacy, quali autorità contattare per far valere i propri diritti.

Un tema quanto mai caro ai cristiani sul web, al quale l’avvocato Acquaviva ha dato una risposta, è quello legato alla presenza in rete di siti e profili sui social network apertamente blasfemi e offensivi del sentimento religioso: «Nella mia attività di consulenza con la Cei ho predisposto spesso querele e denunce. Abbiamo sempre ottenuto in breve tempo la giusta e concreta attenzione da parte della Polizia, con azioni spesso efficaci nei fatti, quali l’oscuramento del sito o la cancellazione della comunicazione offensiva, anche se poi si procede quasi sempre all’archiviazione perché i soggetti che commettono questi reati non vengono identificati. Per procedere, però, basta ed è necessario presentare una querela».

Il Sovrintendente della Polizia di Stato Mauro Berti ha invitato a riflettere sulla gravità dei reati commessi in Rete: «Non si è ancora compreso pienamente come il peso delle parole inserite in Rete è molto più gravoso rispetto alla realtà. Pensiamo ai reati acuiti dai social network, come il cyberbullismo: il bullismo esiste anche fuori dalla Rete, ma non porta a scelte come la morte. Mentre, quando questo comportamento entra in Rete, e non fa più male fisico, provoca in molti giovani il ricorso a gesti estremi. Un’ingiuria e un insulto sul web ha un peso molto diverso, e agisce in modo davvero spaventoso».

Si assiste dunque a una vera e propria emergenza educativa, anche sul web, a cui tutti sono chiamati a porre rimedio: «Bisogna essere chiari: la sicurezza assoluta all’interno della Rete non la danno né gli strumenti informatici, e, purtroppo, nemmeno le forze dell’ordine a livello planetario», certifica il Sovrintendente Berti «La sicurezza in Rete la possono dare solo la formazione, l’informazione, il senso critico, la cultura di Internet che un cittadino del web deve avere. Purtroppo non possiamo pensare che un nativo digitale, ovvero un ragazzo cresciuto con le nuove tecnologie, abbia questa cultura. Il nativo digitale è come un pesce: il pesce nuota nell’acqua, vive nell’acqua, ma non sa cos’è l’acqua. Il nativo digitale vive nella Rete, ha un’identità digitale che è davvero molto preziosa, ma non sa esattamente cosa sia e quanto questa sia potente. Famiglia, scuola, associazioni cattoliche e istituzioni hanno l’obbligo di trasmettere la cultura di Internet tra i soggetti più giovani».

Gianluca Bentivegna, IDS&Unitelm, esperto di sicurezza e trattamento dei dati personali, invita a fare chiarezza: «Uno dei rischi più grandi è quello di confondere l’identità con la “traccia digitale” che lasciamo di noi sul web. Dobbiamo essere consapevoli che la nostra identità non coincide con i nostri post, i nostri messaggi e i nostri dati sul web. I rischi sono diversi: dal consentire di tracciare inconsapevolmente le nostre preferenze, i gusti, gli interessi e i desideri (per finalità commerciali e di marketing) fino a inserire in rete un panorama troppo dettagliato di informazioni relative alle nostre frequentazioni, abitudini, spostamenti che possono renderci più esposti ad alcuni reati (stalking, violenze etc.)».

L’attenzione vale non solo per quello che si pubblica in Rete, ma anche per l’uso che si fa di certi servizi molto comodi, come la “nuvola”: «Il cloud in quanto tale ha molte potenzialità da sfruttare, ma i modi con cui si sfruttano e i soggetti a cui ci si affida certamente non è irrilevante. Se noi parliamo di dati sensibili di parrocchie è importante valutare le misure di sicurezza applicate ma anche la possibilità di relazionarci con i soggetti a cui affidiamo i nostri dati. Sarei dunque cauto nel consigliare a una parrocchia di utilizzare per i registri parrocchiali il cloud di piattaforme famose e diffuse, spesso invitanti anche perché gratuite, che anche se tecnicamente avanzate posizionano i loro in server in paesi che non applicano le nostre leggi».

E a chi vuole creare un profilo sui social network per parrocchie o movimenti ecclesiali, Bentivegna suggerisce: «Bisogna prepararsi anche sul fronte della sicurezza. Conviene fare molta attenzione a chi si forniscono le proprie credenziali di autenticazione. Bisogna fare attenzione anche alle scelte di privacy che gli strumenti consentono, come la possibilità di applicare la moderazione, e dotarsi di misure di sicurezza appropriate (anti-virus, anti-spam etc.). Tutte regole di buon senso delle quali tenere conto».

Soddisfatto di tutti gli spunti offerti dalla serata il presidente dell’associazione WebCattolici Giovanni Silvestri: «È a dir poco fondamentale che i webmaster cattolici aprano gli occhi su questi argomenti. Formarsi su queste tematiche non aiuta solamente a prevenire il danno che si può subire in rete da parte di malintenzionati, ma anche e soprattutto il danno che – anche involontariamente – possiamo fare ad altri, in particolar modo ai minori, magari pubblicando senza pensarci foto che li ritraggano nei nostri siti parrocchiali, violando in questo modo la loro privacy. Invitiamo dunque tutti a fruire sia della registrazione ma anche delle pillole che verranno pubblicate nei prossimi giorni sul nostro canale Youtube: anche chi vedrà l’incontro in replica potrà fare domande ai nostri ospiti utilizzando l’indirizzo mail incontri@webcattolici.it».

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