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L’ascolto della verità tra vecchio e nuovo potere, intelligenza artificiale e social media dei seminaristi

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18 Settembre 2025
L’ascolto della verità tra vecchio e nuovo potere, intelligenza artificiale e social media dei seminaristi

La terza e ultima giornata di ECIC 2025 a Tallinn, in Estonia, si è chiusa con una forte attenzione al tema dell’autorità nella comunicazione ecclesiale e alle sfide del digitale.
Il keynote di Matthew Batten, direttore della comunicazione della Chiesa in Galles, ha offerto una riflessione sul rapporto tra istituzioni ecclesiali e cultura digitale. Batten ha descritto il contrasto tra “vecchio potere”, tipico delle organizzazioni gerarchiche, dove le informazioni sono custodite da pochi e trasmesse in modo verticale, e il “nuovo potere”, caratteristico del mondo digitale, che si fonda su apertura, trasparenza, partecipazione e co-creazione. «Il problema – ha spiegato – nasce quando istituzioni abituate a logiche di chiusura e silenzio si trovano immerse in una cultura che chiede dialogo, immediatezza e responsabilità».

A partire dal caso del Mackin review nella Chiesa d’Inghilterra, che ha portato alla luce abusi e decenni di insabbiamenti, Batten ha analizzato come il modo in cui si comunica durante una crisi influisca direttamente sulla credibilità dell’autorità ecclesiale. «Quando i leader tacciono o negano fatti noti, questo non è solo un errore di comunicazione: diventa una forma di disinformazione istituzionale. Il silenzio crea un vuoto che viene colmato da altri: sopravvissuti, attivisti digitali, blogger, giornalisti. E in quel momento l’autorità si sposta dalle istituzioni a chi sa usare meglio il linguaggio emotivo dei social media».

In questo quadro emergono i “religious digital activists”, nuove figure che attraverso blog, piattaforme e canali social mettono in discussione le versioni ufficiali, generando un contrappeso che spesso risulta più credibile agli occhi del pubblico. «L’autorità non è più legata al ruolo che si ricopre – ha insistito Batten – ma alla fiducia, alla trasparenza e all’autenticità percepite online». Da qui la sua proposta: non vedere questi attori come minacce, ma come interlocutori con cui dialogare, imparando a comunicare con onestà, empatia e apertura.

Sette in totale, in chiusura, i “Tell Your Story”, relazioni che condividono esperienze e testimonianze provenienti dalle Chiese in Europa. Il consigliere WeCa Andrea Tomasi ha portato l’attenzione sul documento della Santa Sede “Antiqua et Nova”, che affronta il rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana. Tomasi ha sottolineato come l’IA non sia solo uno strumento ma un vero ambiente di vita, capace di trasformare la cultura e di generare una crisi della verità. «La sfida – ha ricordato – è quella di un umanesimo tecnologico, che metta al centro la dignità della persona e non la tecnocrazia».

Sempre nello spazio dei racconti brevi, il presidente WeCa Fabio Bolzetta ha presentato, assieme al social media strategist Andrea Canton, la prima ricerca accademica in Italia dedicatamente esclusivamente ad indagare l’uso dei social media da parte dei seminaristi, illustrando i dati raccolti sui candidati al sacerdozio: il 99% possiede un profilo social, prevalentemente WhatsApp, Facebook e Instagram. Dopo l’ingresso in seminario, l’uso cambia: «Si pubblica meno, ma con maggiore attenzione pastorale». Il 64,4% chiede una formazione specifica sulla comunicazione digitale e l’88% la considera uno strumento utile per la missione. La prospettiva è che la Chiesa del futuro sappia accompagnare i sacerdoti non solo dal punto di vista spirituale e umano, ma anche nel loro abitare il mondo digitale come luogo di incontro e di evangelizzazione. L’occasione per una presentazione dell’esperienza cattolica nella ricerca promossa da WeCa in un contesto internazionale e, soprattutto, ecumenico.

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