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Da anni in prima linea contro gli abusi sui minori, l’associazione Meter ha acceso un nuovo faro sulle minacce digitali emergenti con la pubblicazione del primo dossier nazionale su intelligenza artificiale e minori. L’iniziativa è stata presentata lunedì 23 giugno a Roma, in CEI di via Aurelia, in un incontro organizzato in collaborazione con il Copercom, di cui anche WeCa fa parte.
«Siamo molto lieti, come Copercom, di poter ospitare questa importante iniziativa – ha affermato aprendo i lavori il presidente Stefano Di Battista –. L’intelligenza artificiale generativa è ormai entrata nel nostro quotidiano. Insieme a grandi potenzialità, essa è anche fonte di rischi, tanto più pericolosi quando viene usata per falsificare o distorcere la realtà. Su questo fronte, i più esposti sono i minori».
L’evento ha raccolto numerosi interventi istituzionali e autorevoli voci del mondo ecclesiale e civile, a cominciare dal messaggio congiunto del card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e di mons. Giuseppe Baturi, segretario generale. I vertici della CEI hanno denunciato l’uso dell’IA come «nuovo strumento di abuso», capace di alterare immagini, manipolare conversazioni e creare contenuti pedopornografici con dinamiche che banalizzano l’abuso e confondono il confine tra realtà e finzione. «La tecnologia non è il nemico, l’indifferenza invece sì», hanno scritto nel messaggio congiunto, sollecitando una presa di coscienza normativa e educativa: «Ogni bambino porta con sé una storia non codificabile che nessun algoritmo può simulare senza profanarla».
Anche il Presidente della Camera Lorenzo Fontana, nel messaggio inviato, ha sottolineato la drammatica crescita della pedopornografia facilitata dalle nuove tecnologie, invocando una sinergia tra norme aggiornate ed educazione digitale. «Gli interventi legislativi da soli non sono sufficienti – ha scritto –. Occorre promuovere, a partire dalle giovani generazioni, un utilizzo consapevole e responsabile delle tecnologie».
Padre Paolo Benanti, presidente della Commissione nazionale sull’IA, nel messaggio fatto pervenire all’incontro ha lodato l’approccio operativo del dossier: «Non solo analizza i pericoli, ma propone anche strategie concrete di prevenzione e contrasto. È un passo concreto per la realizzazione di una vera cultura algoritetica».
Il cuore dell’incontro è stato l’intervento di don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter, che ha illustrato la genesi e i contenuti del dossier, frutto di monitoraggio costante dal dicembre 2024 al maggio 2025. «Oggi l’IA non ha più bisogno della realtà per generare l’orrore – ha affermato –. Il male prende forma in immagini di bambini che o esistono o non sono mai esistiti, ma vengono abusati digitalmente come se lo fossero».
Don Fortunato ha denunciato l’uso di app come Bikini Off e Nudify per “spogliare digitalmente” le immagini pubbliche di minori e la diffusione in gruppi illeciti su Signal e Telegram. In soli sei mesi, Meter ha individuato 2967 minori denudati digitalmente e inseriti in canali illegali, oltre a 4 milioni di immagini e video di abusi reali segnalati nel 2024. Ha inoltre presentato i dati di uno studio pilota CEI-Meter su 989 adolescenti italiani: il 92,2% ha interagito con chatbot, il 52,3% non sa distinguere un deepfake video da uno reale, e il 59,4% teme la creazione e diffusione di contenuti deepnude. Tuttavia, il 90,5% riconosce il pericolo e il 65,1% sarebbe disposto a denunciare.
A ribadire la necessità di un’azione congiunta, la vice ministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci ha parlato di un «patto sociale» da costruire tra istituzioni, società civile e imprese. «Siamo in drammatico ritardo, ma non all’anno zero – ha affermato –. I bambini non si difendono da soli. Non li vedremo mai in piazza a urlare per i loro diritti. Dobbiamo farlo noi per loro».
Dal fronte investigativo, il direttore della Polizia Postale Ivano Gabrielli ha ricordato come il crimine cibernetico sia nato proprio con la pedopornografia: «È un mercato criminale, organizzato e transnazionale, che frutta miliardi. L’Italia è tra i pochi Paesi al mondo a punire la pedopornografia virtuale, perché i bambini vanno tutelati a prescindere». Ha invocato norme più efficaci, soprattutto a livello europeo, e ha proposto l’Italia come possibile sede di un centro per il contrasto continentale.
A chiudere l’incontro, Chiara Griffini (Servizio Nazionale CEI per la Tutela dei Minori) e Vincenzo Corrado (direttore dell’Ufficio Nazionale Comunicazioni Sociali della CEI) hanno sottolineato la necessità di educare non solo i minori, ma soprattutto gli adulti, promuovendo una chiara visione antropologica. «La storia di un minore abusato in rete è la storia delle sue immagini – ha ricordato Griffini –. Ci vuole un patto per educare, non solo un villaggio».
Una parola ha fatto da filo conduttore all’intero evento, come ha concluso Corrado: «Insieme. Solo così possiamo affrontare le sfide attuali e costruire un mondo più solidale e umano».
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