Si è tenuto nei giorni scorsi la seconda diretta sulla piattaforma social Facebook, di Meter onlus, dove don Fortunato Di Noto, di cui è fondatore e presidente, ha offerto un contributo sulla “responsabilità della Chiesa sulla protezione dei minori”.
“La responsabilità ha esordito don Di Noto: « nasce non solo dal supportare la burocratizzazione di norme e codici (importante per garantire la tutela dei minori), ma innanzitutto da una coscienza collettiva, che matura nell’assunzione di un atteggiamento di tutela, di protezione e di salvaguardia.»
Tutelami sempre! (si allega immagine diffusa in numerose parrocchie e scuole, come anche tra genitori, parroci e catechisti): in questa semplice frase è concentrata tutta la responsabilità che ognuno si deve assumere.
Particolare approfondimento è stato fatto in merito all’obbligo di denuncia da parte dei Vescovi. Don Di Noto ha citato con l’aiuto dei legali di Meter la situazione attuale nell’ordinamento penale italiano, chiarendo così la definizione di pubblico ufficiale (che non ha il Vescovo) e la questione legata all’obbligo di denuncia (che nell’ordinamento giuridico italiano è imposto ai soli pubblici ufficiali e agli incaricati di pubblico servizio). Pertanto il Vescovo non riveste nessuna delle due qualità e di conseguenza non ha l’obbligo di denuncia. La stessa, come per ogni cittadino, può scaturire solo se spinti da un dovere morale. Il Vescovo per l’ordinamento giuridico italiano, non riveste altresì alcuna posizione di garanzia nei confronti di sacerdoti incardinati nella sua Diocesi.
CHE COSA ALLORA BISOGNA FARE? Si domanda don Di Noto: « Iniziare un percorso di accordo tra i due ordinamenti (Canonico e Penale) prima a livello dei due Stati, successivamente ad dare inizio ad un percorso legislativo interno che stabilisca specifici obblighi.»
Conclude dicendo: «se per garantire la tutela dei minori è necessario un accordo tra le parti è auspicabile che questo abbia inizio.»