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Parole O_stili: dieci regole per una comunicazione non ostile #tutorialweca

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20 Marzo 2019
Parole O_stili: dieci regole per una comunicazione non ostile #tutorialweca

Il web ci ha dato tantissimo, ma ha avuto anche effetti negativi. Tra questi c’è certamente un clima di “cattiveria” e di violenza verbale che è uscito da cellulari e computer e si è diffuso nella società. È innegabile.

Proprio per questo, due anni fa, a Trieste, un gruppo di esperti di comunicazione, di ricercatori e docenti universitari, dopo una lunga fase di scambio e di partecipazione sul web, ha pubblicato “il manifesto della comunicazione non ostile”. Parliamo di Parole O Stili – da notare il bel gioco di parole – divenuta una vera e propria associazione no profit che presidia questi mondi e “sensibilizza, responsabilizza ed educa gli utenti della Rete a praticare forme di comunicazione non ostile”, promuovendo i valori espressi nel suo manifesto.

Questi dieci principi sono stati declinati, con ulteriori “decaloghi”, sia nel mondo della politica che in quello dello sport. Possiamo facilmente fare nostri questi impegni per una qualsiasi discussione in una bacheca parrocchiale, associativa o personale.

PRIMO PRINCIPIO: Virtuale è reale

Abbiamo già parlato in precedenza di virtuale e reale. Ma in un mondo profondamente connesso, non c’è più alcuna differenza. Ciò che si dice su una bacheca Facebook è come fosse stata detta in un qualunque contesto analogico – fisico – con l’aggravante che tutto sarà registrato, per sempre.

Il manifesto di Parole O_Stili non a caso spiega: «Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona».

Nel campo politico: «So che la comunicazione è parte integrante della mia azione politica, orientata al bene comune. Dunque mi assumo sempre la responsabilità di ciò che comunico, sia online sia o­ine. Non considero o uso la rete come zona franca in cui tutto è permesso».

SECONDO PRINCIPIO: Si è ciò che si comunica

«Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano», ricorda il manifesto. E, nel campo pubblico, «La mia comunicazione mi definisce. Faccio sempre in modo che ciò che comunico e ciò che viene comunicato per mio conto sia rispettabile, così come io sono rispettabile in quanto persona che agisce politicamente».

Sebbene, da cristiani, sappiamo benissimo che la persona, nella sua infinita dignità è ben di più di ciò che, in un determinato contesto, possa comunicare, è vero comunque che non c’è altro che appaia a chi gli sta di fronte, di persona o dietro una tastiera. È fondamentale, dunque, sapere quanto sia importante ciò che si comunica: anche la persona più buona e gradevole del mondo, se dice qualcosa di orrendo, verrà percepita come orrenda.

TERZO PRINCIPIO: Le parole danno forma al pensiero

Non è un caso se nella Genesi Dio crea il mondo attraverso la Parola. È la Parola che costituisce i mattoncini dei nostri pensieri. Parole belle daranno vita a concetti belli. Parole brutte, invece, genereranno pensieri cattivi e divisivi.

Parole O_stili ricorda: «Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso». E, nel campo sociale e politico, l’impegno: «Sono intellettualmente onesto. Definisco al meglio le mie idee e le mie intenzioni. Non approfitto dei media e della loro brevità per diffondere messaggi attraenti ma offensivi o infondati. Rispetto l’intelligenza di chi mi ascolta».

QUARTO PRINCIPIO: Prima di parlare bisogna ascoltare

«Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura».

Una vecchia massima dice che abbiamo due orecchie e una sola bocca perché dobbiamo ascoltare almeno due volte tanto rispetto a quanto parliamo. Senza ascolto non c’è comunicazione.

Nel campo pubblico «Prendo in considerazione gli argomenti dei miei interlocutori anche se non li condivido. Non li interrompo. Non deformo le loro parole per controbattere meglio. Preferisco il dialogo e il serrato confronto delle idee al monologo».

QUINTO PRINCIPIO: Le parole sono un ponte

«Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri».

E ancora: «Credo nella forza delle mie idee e nel potere delle mie parole. Al mio interlocutore, che sia un avversario politico o gli elettori, offro i miei argomenti e la mia passione per dialogare e per convincere, mai per annientare».

Papa Francesco ci ricorda l’urgenza di costruire ponti, e non muri. Le parole possono anche essere dei muri, sta a noi scegliere le parole che creino relazioni, diffidando da quelle che le distruggono.

SESTO PRINCIPIO – Le parole hanno conseguenze

«So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi», ribadisce il manifesto. E l’impegno: «Credo che il dibattito pubblico, anche se aspro, debba essere un momento di crescita per tutti. Come persona pubblica, sono consapevole che tutto ciò che dico lascia un segno in molti. Prima di fare un’affermazione, penso alle conseguenze».

SETTIMO PRINCIPIO – Condividere è una responsabilità

Dato che le parole hanno conseguenze, non mi basta che le parole siano di qualcun altro per togliermi la responsabilità: «Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi». E ancora: «Quanto condivido in rete si riflette sulla mia credibilità personale. Non produco, diffondo o promuovo notizie, informazioni e dati che so essere falsi, manipolati o fuorvianti. Evito che anche chi comunica per mio conto lo faccia. Educo alla responsabilità le community che mi sostengono».

Mai affidarsi a link “senza maternità”, ma riflettere sempre bene su ciò che entra nelle nostre bacheche.

OTTAVO PRINCIPIO – Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare

Di nuovo un elemento cruciale per chi condivide una visione cristiana della vita. Prima viene sempre la persona: «Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare», ricorda il manifesto. «Mi batto per le mie idee e contrasto quelle che ritengo sbagliate – si aggiunge – ma lo faccio portando sempre il confronto sul piano dei contenuti. Rispetto il mio interlocutore e la sua sfera personale, non lo derido, non gli attribuisco affermazioni che non ha mai fatto».

NONO PRINCIPIO – Gli insulti non sono argomenti

«Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi», si ricorda. «Machiavelli scrive che gli uomini offendono o per paura o per odio. Sono consapevole che gli insulti sono umilianti sia per chi li riceve, sia per chi li fa: per questo non insulto e non rispondo agli insulti, e mi impegno a migliorare il mio Paese cominciando a migliorare il livello del dibattito pubblico».

In quest’epoca di dialettica accesa, conviene fare un passo indietro e capire quanto sia importante rimettere la dignità della persona al centro.

E infine…

DECIMO PRINCIPIO – Anche il silenzio comunica

«Quando la scelta migliore è tacere, taccio».

«Non parlo solo per occupare spazio o sottrarre spazio ai miei avversari. Quando parlo, faccio discorsi rilevanti, che hanno un peso e un significato. Quando taccio, anche il mio silenzio ha un peso e un significato».

In questa società drogata di parole, tacere può essere la scelta più coraggiosa.

Facciamo nostre queste dieci regole. Cominciamo noi, firmando il manifesto della comunicazione non ostile su www.paroleostili.com. Tocca a noi partire se vogliamo cambiare il mondo.

Tutorial di Andrea Canton
Testi dal manifesto di Parole O_stili

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