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#ecic21

1 Giugno 2016
Ecic, l’ecumenismo in ciabatte

«Sbloccate il cellulare e scaricate il file della preghiera iniziale che trovate nel sito del convegno!» Si apre così la Conferenza dei webmaster cristiani d’Europa (ecic.mobi) che quest’anno si tiene a Ljungskile, non lontano dalla grande citta svedese di Goteborg.

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Un convegno basato sulla fraternità prima ancora che sui discorsi da palco, con ritmi sostenibili e moduli di intervento dalla basa di soli 10 minuti ciascuno. Tra il profumo intenso delle conifere che circondano la Ljungskile folkhögskola, la struttura messa a disposizione dalla Chiesa di Svezia, e le atmosfere che sembrano uscite dal pennello di Elsa Beskow si scioglie il gomitolo delle relazioni che per molti si rinsaldano di anni in anno.

Sì, perché siamo giunti alla ventunesima edizione, quattro lustri che hanno visto alternarsi come sedi alcune tra la più belle città d’Europa senza mai un cedimento.

DSC_0365Lo stile è informale, ovvero la piattaforma ideale per un ecumenismo spicciolo condiviso a tavola, potenziato dalle attività ludiche vissute, celebrato nei sorsi di buon vino servito dopo cena. Qui le differenze si attenuano, le versioni testuali della Scrittura si mescolano, i percorsi del cuore si fondono.

Aprono la prima sessione di lavoro Peter Ljungstrand e Magnus Eriksson, due operatori dello Swedish Interactive Insitute, un ente che studia le relazioni mediate dall’elettronica e sperimenta nuove forme di interazione. Raccontano di un cagnolino robot costruito la loro, all’interno del quale hanno applicato sottopelle dei led rossi per simulare una malattia. Lo hanno chiamato “Rubella”, rosolia, con lo scopo di suscitare attenzione e desiderio di cura in chi lo accosta. Sperimentano anche visite museali a distanza per gli anziani a mobilità ridotta: un robot semovente assicura la telepresenza nel museo e un loro operatore aggiunge la componente umana nell’ambito domestico nel quale si fruisce la visita.

Aggiungono anche che nell’ambiente dell'”hate speech”, terreno fertile per i seminatori di odio digitale, è meglio contrastare che bandire, saper tener testa senza perdersi nell’agone pittosto che bloccare. La relazione, i riti sociali, i percorsi tra i legami umani sono ambiente anche per evangelizzare.

Scopo di questi giorni sarà comprendere come l’aspetto emozionale della comunicazione renda più o meno penetranti i contenuti. Possiamo tradurre: al di là dello schermo un volto, una voce e un cuore. Sembra sia una delle migliori strategie per rendere efficace la comunicazione digitale…

Marco Sanavio

inviato Weca ad #ecic21 (www.ecic.mobi)

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