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Che cos’è Youtube e come funziona?

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2 Ottobre 2019
Che cos’è Youtube e come funziona?

Lo avete per lo meno sentito nominare, ma quasi certamente lo avete visitato e ci avete trascorso anche molto tempo…

È Youtube, piattaforma web di pubblicazione e condivisione di video, nata il 14 febbraio 2005 e acquisita da Google l’anno successivo. È il secondo sito web più visitato al mondo, subito dopo Google, e ha avuto un impatto gigantesco, forse superiore addirittura a Facebook, nel panorama mediatico mondiale.

Youtube non è solo un sito, uno strumento, ma è diventato fenomeno culturale, uno spazio gigantesco del continente digitale che merita di essere abitato.

Certo: anche Youtube può essere utilizzato – ma forse il termine più giusto è “abitato” – da una presenza cristiana con finalità pastorali. E questo già avviene oggi. In questo tutorial non vedremo come funziona tecnicamente Youtube, ma cercheremo di inquadrarne i linguaggi e le dinamiche: solo così potremmo abitarlo “da madrelingua”.

Come si presenta Youtube

Si può accedere a Youtube semplicemente visitando il suo sito Internet www.youtube.com, oppure scaricando e utilizzando una delle decine di app per ogni dispositivo esistente, dai telefoni ai tablet, fino alle smart-tv, le televisioni prodotte negli ultimi 5 o 10 anni con accesso a Internet.

Youtube ci mostrerà subito i video più popolari del momento nella nostra area geografica, ma ci chiederà insistentemente di accedere tramite il nostro account Google. Accendendo potremo sia creare il nostro canale, caricando i nostri video, sia conservare liste con i nostri video preferiti. Youtube infatti cerca il più possibile di registrare il nostro comportamento, una scelta utile sia per migliorare la nostra esperienza su Youtube, sia per “profilarci” meglio, mostrarci le pubblicità più simili ai nostri interessi e quindi, banalmente, fare più soldi.

Alcune funzionalità di Youtube

Youtube non ci mostra solo i video. Dal punto di vista tecnico, negli anni Youtube ha implementato sottotitoli – anche automatici – video in 3d, video di diversi formati, video in diretta.

I video possono essere salvati in liste private o pubbliche da conservare per essere rivisti in un secondo momento, possono essere condivisi sui social. Altra funzionalità decisiva è la possibilità di “embeddare”, cioè “incorporare” dentro altri siti – compresi i nostri siti cattolici parrocchiali o istituzionali, i video di Youtube. Se registriamo – o mandiamo in diretta – una cerimonia, una conferenza, un’attività con i giovani, possiamo pubblicarla su Youtube e successivamente “incorporarla”, copiando il codice del singolo video dentro il nostro sito, in modo che sia visibile a tutti.

Su Youtube siamo invitati sempre a cliccare “mi piace” o “non mi piace” per votare il video e a commentare. Attenzione però: la sezione commenti della piattaforma, non si sa bene perché, non è esattamente uno dei luoghi più educati che esistano.

Youtube vorrebbe che non ci staccassimo mai

Se Youtube fosse solo una piattaforma tecnica di condivisione video, come ve ne sono decine sul web, non avrebbe mai avuto questo successo. Una delle ragioni del boom di Youtube è quello di essersi evoluto nel tempo sia seguendo felici intuizioni, sia ascoltando ciò che volevano gli utenti. Molte delle innovazioni sono dovute alla spinta della base, se si può dire così, altro invece dipende dall’impulso che Google gli ha dato dopo averlo acquisito e trasformato in uno dei fiori all’occhiello della sua galassia. 

La vera formula del successo di Youtube è che, letteralmente, “un video tira l’altro”. Tramite i video “suggeriti” selezionati dall’algoritmo, o i video che ci troviamo in home page, come già detto prima quelli con maggiore successo, più attinenti ai nostri gusti o semplicemente più “freschi”, Youtube vorrebbe che non staccassimo mai gli occhi da lui. Si entra per un breve video, si resta per ore.

Che video troviamo su Youtube?

Chiunque può caricare un video su Youtube. Lo può fare letteralmente la persona che passa per strada, lo possono fare i giganti dell’intrattenimento mondiale, i media, le celebrità.

Ma come sono fatti questi video? Si può dire esistano decine di generi di video su Youtube. Ci sono video musicali, stralci di programmi televisivi, sintesi di eventi sportivi. Insomma, cose che vedevamo già. Rispetto però alle origini del web 2.0, all’inizio degli anni ‘2000, la velocità di connessione e dispositivi per la registrazione audio e video a portata di tutti, ha spinto sempre più persone, anche letteralmente dei ragazzini nella loro cameretta, a registrarsi, a montare i video, a caricarli e a condividerli. Accanto a generi “tradizionali”, se così possiamo dire, Youtube stessa, anche grazie al “contagio” e all’emulazione di decine di migliaia di persone in tutto il mondo, ha favorito la nascita di nuovi linguaggi e modalità di fare video.

La più comune, che apparentemente sembra la più banale ma che invece richiede molta perizia per funzionare davvero, è la modalità “video-selfie”: una persona, di fronte a una webcam, che per pochi minuti ci parla di un argomento: la recensione di un film appena visto al cinema, un fatto politico, l’ultima partita della Juventus. Questi video – tecnicamente semplici – intercettano il nostro bisogno di affabulazione, di sentire qualcuno parlare. E nel grande mare di Youtube, è possibile intercettare chi parla di ciò che ci interessa e chi lo fa in modo da catturare davvero la nostra attenzione. Alla fine, i conti si fanno sui grandi numeri. Esistono decine di varianti della modalità appena descritta, con l’ausilio di immagini, filmati, scenette, sketch: tutto spesso nato “artigianalmente”, ma che su Youtube, visto il successo dei numeri, è passato allo step successivo.

Non sempre ottengono più visualizzazioni i video più belli o realizzati in modo professionale: le dinamiche che rendono un video di successo sono molteplici, prime tra tutte anche ragioni “tecniche”, quale la capacità dei filmati di venire “catturati” nel flusso dei video consigliati agli utenti, uno dei fattori principali per poter ottenere più “views”

Il fenomeno degli Youtuber

In mezzo al grande mare di cui parlavamo, alcuni pesci piccoli sono riusciti ad emergere e a diventare sempre più grandi, intercettando le attenzioni di milioni di persone. È il caso dello svedese Pewdiepie, o degli italiani Yotobi, Shy, o Cicciogamer89, giovani che sono letteralmente partiti dalla loro cameretta e hanno trasformato Youtube in un lavoro assai remunerativo.

Spesso sentiamo parlare i telegiornali di questi “Youtuber” come una nuova categoria di esseri umani, a volte con quei toni di sospetto e di accusa tipica dei più grandi verso i fenomeni giovanili. In realtà, lo “Youtuber” è solo una persona che carica video su Youtube e ha un discreto successo. Tutto qui. Così, esistono Youtuber sportivi, Youtuber musicali, Youtuber videogiocatori, Youtuber politici, Youtuber filosofi, medici ed economisti di ogni sesso, età, estrazione sociale, allineamento politico.

Non basta l’adesione tecnica a uno strumento per descrivere una persona. Certamente, però, lo “Youtuber” come categoria del pensiero è una novità, specie come agente culturale che interagisce con il suo pubblico senza mediazioni, senza redattori o direttori che ne indirizzino la linea editoriale.

Youtube è una macchina da soldi

Youtube ha acquisito moltissimo mercato commerciale, sottraendo investimenti pubblicitari ai media tradizionali quali giornali e televisioni.

Ma ripartisce – a suo insindacabile giudizio, con regole che si può permettere di cambiare ogni momento – i suoi utenti “partners”, ovvero le persone che caricano video, hanno un certo numero di utenti iscritti e visualizzazioni, e più vengono visti più guadagnano. Sono cifre anche molto importanti. Per cui, sì. Sebbene la stragrande maggioranza ricavi qualche “mancetta”, c’è chi ha fatto milioni di dollari. Una frazione, però, rispetto a quello che Youtube mette in fatturato.

Esiste uno Youtube cattolico?

Dentro Youtube è possibile trovare migliaia e migliaia di ore di video cattolici in tutte le lingue.

In questa rassegna non possiamo non partire dalla Santa Sede, che con il suo canale istituzionale documenta l’attività del Santo Padre. In ogni momento possiamo rivedere Angelus, Regina Coeli, Sante Messe, celebrazioni, discorsi e attività di papa Francesco e prima ancora di papa Benedetto.

Su Youtube troviamo poi i media cattolici di tutto il mondo, le conferenze episcopali, gli ordini religiosi, i santuari. Accanto però a questa presenza istituzionale, proprio in virtù dell’informalità di Youtube, possiamo scoprire una galassia di video di ogni genere. Dai preti italiani che caricano le loro omelie alle parrocchie che mandano in diretta la messa domenicale per gli anziani e gli ammalati, dai gruppi di preghiera con le loro orazioni fino ai giovani frati domenicani americani che hanno caricato una serie di episodi dedicati, pensate a un po’, ai romanzi di Harry Potter sotto il punto di vista della teologia morale.

Su Youtube abbiamo poi le vite dei santi, i canti liturgici, i ricordi delle giornate mondiali della gioventù.

Quello che forse ci manca, in Italia, è la presenza di veri Youtuber di ispirazione cattolica, che abitino davvero questo mondo, e che, intercettando il pubblico parlando di temi di interesse generale, come cinema e sport, riescano comunque a dare una testimonianza coerente della loro fede.

Qualche segno di speranza arriva da esperienze come quella di don Giovanni Benvenuto, fondatore di Qumran, con il suo canale “Comunicare il Sorriso di Dio”, con proposte ogni settimana su comunicazione, relazioni, empatia. Ma servirà un impegno ancora maggiore da parte di tutti.

Testo: Andrea Canton

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