Si sono concluse giovedì 5 settembre, alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, le due “Settimane residenziali di formazione per il clero” della Diocesi suburbicaria di Albano, che hanno visto la collaborazione di Avvenire, WeCa e Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali.
«Come Diocesi di Albano – spiega il Vicario episcopale del coordinamento per la Pastorale, don Alessandro Saputo – abbiamo deciso di affrontare quest’anno, per la formazione permanente del clero, il tema della comunicazione. Abbiamo tentato di leggere il tema della comunicazione dal punto di vista pastorale per comprendere come questo tema possa declinarsi in scelte operative e concrete a servizio dell’annuncio del Vangelo. Ci siamo avvalsi di esperti che, attraverso la loro competenza, ci hanno accompagnati e presi per mano in questo percorso».
Alla formazione residenziale hanno preso parte il presidente di WeCa, Fabio Bolzetta, la docente della Pontificia Università Auxilium suor Maria Antonia Chinello su “Ridisegnare appartenenza, partecipazione e testimonianza evangelica”, i giornalisti di Avvenire su “Informarsi oggi: quali fonti? Social, blog e testate giornalistiche”, Andrea Canton di WeCa su “I canali e gli strumenti informativi diocesani” e don Alessandro Paone e Giovanni Salsano, rispettivamente direttore e vicedirettore dell’Ufficio diocesano per la Comunicazioni sociali.
«L’itinerario – continua don Alessandro Saputo – ha preso in considerazione tre punti. Il primo è stato quello della formazione, quindi il livello della comunicazione dal punto di vista teologico, biblico, spirituale. Il secondo percorso è stato quello della comunicazione come informazione e ci siamo concentrati sul come ci informiamo e come informiamo le persone. Il terzo sentiero è stato quello del digitale e del web, che è forse il mondo più inesplorato, più sconosciuto e che più spaventa il clero, soprattutto quello più anziano».
«Anche noi sacerdoti – conclude il vescovo di Albano Vincenzo Viva – viviamo nell’era digitale e sentiamo il bisogno di una certa media education, non solo perché siamo fruitori e consumatori di quelli che sono i mezzi di comunicazione, ma anche in qualche modo siamo, volenti o nolenti, dei produttori di contenuti, di connessioni, di messaggi. Questo tipo di formazione è di grande importanza sia per l’aspetto personale del sacerdote, sia per la sua spiritualità, ministero e modo di comprendersi rispetto alla società, sia dal punto di vista pastorale in virtù del significato che i nuovi media hanno rispetto alla comunicazione del Vangelo in questo tempo».