Incontri
L’intervento del rappresentante di WeCa al corso di formazione per giornalisti e al Premio Paoline 2025: «Comunicare è uno stile, non solo contenuti»
«Condividere con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori». È con questa espressione, semplice e profonda, che don Paolo Padrini – membro del consiglio direttivo di WeCa – ha aperto il suo saluto ai partecipanti del corso di formazione per giornalisti e giornaliste promosso dalle Paoline insieme a WeCa, svoltosi martedì 27 maggio 2025 presso l’Università Lumsa di Roma.
Nel ringraziare gli organizzatori e i presenti, Padrini ha ricordato il senso profondo della missione di WeCa: «Mi faccio durante questo breve momento di saluto portavoce in modo particolare di WeCa, che è molto lieta, insieme a prestigiosi compagni di viaggio, di proporvi questo momento di riflessione, di approfondimento, di ascolto, di dialogo e di confronto». Ha poi sottolineato come l’Associazione desideri essere «creatrice di una occasione propizia», ovvero «l’occasione di poter incontrarsi per riflettere su ciò che la Chiesa ci offre attraverso il Messaggio per la prossima Giornata delle comunicazioni sociali».
Accanto alle parole consegnate mesi fa da papa Francesco, don Paolo ha richiamato anche «le già numerose riprese ed approfondimenti che il magistero e la parola di Papa Leone ci hanno offerto in queste seppur poche settimane». In questo senso, il servizio di WeCa è, come ha spiegato, «quello di “tenere sempre aperta la porta” dello spazio che la Chiesa vuole creare affinché si realizzino incontri significativi e profondi».
WeCa, ha continuato, intende promuovere «un luogo dell’incontro in cui le esperienze si mettano in rete e diventino così “tesoro condiviso” (e quindi tesoro moltiplicato…) per il bene dell’uomo». Ed è qui che la comunicazione ecclesiale trova la sua vocazione: «Offrendo strumenti e spazi di condivisione, Weca sostiene la Chiesa nel desiderio non solo di “fare rete” unendo i puntini, le attività, le esperienze… ma nell’impegno per essere luogo di condivisione che diventi comunione, luogo di ascolto che diventi evangelizzazione».
Il cuore dell’intervento si è poi concentrato sullo “stile” della comunicazione, tema caro sia a papa Francesco che a papa Leone XIV: «Quando Papa Francesco e Papa Leone ci parlano di comunicazione, sempre ci parlano soprattutto di uno stile, di un modo, e non solo di contenuti».
Don Padrini ha così delineato tre tratti fondamentali di questo stile.
Il primo è lo stile dello studio: «Studio e approfondimento scientifico che è come una strada che siamo chiamati a percorrere verso una sempre maggiore conoscenza… ma non una strada deserta. Al contrario, una strada popolata, nella quale si cammina con l’altro e si incontra l’altro; una strada, un cammino, nella quale lo sguardo è tenuto sempre alto: almeno… ad “altezza occhi, ad altezza uomo”. Anzi direi all’altezza con cui Dio guarda l’uomo che vive nel suo tempo, amandolo ed accompagnandolo…».
Il secondo è lo stile della vicinanza: «Una comunicazione sempre pensata a “distanza di mano”, anzi… a distanza di “carezza”. Una comunicazione che è pacifica in quanto pacificata prima di tutto nel nostro cuore». Parole che risuonano con forza nel ricordo di papa Francesco, «che è tornato spesso su questo tema così importante», e trovano eco nel pontificato appena iniziato di papa Leone, «che ce lo sta ricordando, nel senso profondo biblico del farcelo rivivere intimamente e concretamente».
Il terzo è lo stile della verità: «Una comunicazione perciò vera non solo in quanto verificata e verificabile, ma in quanto animata dalla ricerca della “verità prima” che è il bene per l’altro; una comunicazione che parta dalla ricerca in noi della verità che si rivela sempre dentro l’incontro con l’Altro… e con l’altro: incontro che libera, che dona pace, che stimola la coscienza per una vita (e anche una comunicazione) “veramente umana”».
Infine, don Padrini ha concluso con un invito a uno sguardo di speranza: «Senza speranza non si può costruire, anche con la nostra comunicazione, la pace». E ha citato le parole di Papa Leone XIV rivolte ai giornalisti nei primi giorni del pontificato: «Abbiamo vissuto il nostro tempo essenzialmente come un tempo di grazia». Un’espressione che, secondo il sacerdote, è «un impegno per noi di mantenere uno sguardo che veda il nostro tempo come un tempo amato da Dio, e l’uomo che noi raccontiamo e al quale diamo voce, come creatura liberata, incontrata, amata».
«Siamo qui per crescere – ha concluso – insieme in questa riflessione, per incontrarci, per ascoltarci, e per vivere – se potete permettermi – anche questa mattina… come un “tempo di grazia”».
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